San Michele Arcangelo, il Principe degli Angeli, si festeggia il 29 Settembre, a memoria della dedicazione della prima basilica costruita a Roma, in suo onore, da Costantino.

Fonti certe, infatti, testimoniano la presenza fin dal V secolo di questa basilica sull’antica via Salaria a Roma (oggi zona Castel Giubileo).

L’imperatore nutriva una fortissima devozione per San Michele: lo riteneva suo protettore e santo miracoloso. Solo a Costantinopoli, infatti, si contavano 16 chiese a lui dedicate.

Rappresentato come l’angelo guerriero che scaccia il demonio ed i suoi alleati, suoi attributi iconografici sono la spada (o la lancia), l’elmo e lo scudo, la corazza e una bilancia.

Il Culto Micaelico

La devozione all’Arcangelo Michele è mutuata dalla tradizione bizantina ma, principalmente, dalla devozione popolare giudaica.

E’ un dato, questo, che si desume proprio dalla radice ebraica del suo nome: ‘Mi Ka El‘ – “Chi Come Dio?” (In latino “Quis ut Deus“).

Nel Cristianesimo, l’Arcangelo Michele combatte e sconfigge il demonio; sostiene i credenti nelle tribolazioni ed è colui che presenta le anime dei defunti a Dio.

Non a caso, quindi, San Michele è patrono delle cappelle funerarie e delle congregazioni dedite alla sepoltura e alla cura dei defunti.

Una più ampia interpretazione di questa sua funzione di “guida” lo ha reso anche colui che “pesa le anime con giustizia.

Ecco spiegato, dunque, l’attributo iconografico della bilancia!

La piccola statua seicentesca raffigurante l'Arcangelo, custodita nella Basilica di San Michele a Piano di Sorrento e teneramente "ribattezzata" come San Michelino, per le sue fattezze che ricordano i lineamenti gentili e innocenti di un bambino.

In Occidente la devozione a San Michele pare sia approdata letteralmente sulle coste della Puglia.

Si racconta che l’Arcangelo si manifestò in una grotta sul Monte Gargano, tra il V e VI sec. (ne seguiranno poi altre quattro). 

Si verificarono molti miracoli ed eressero un Santuario che, ancora oggi, è meta di pellegrinaggi.

E’ chiaro, allora, che il culto si diffuse rapidamente nel resto del sud Italia e poi in tutta Europa.

La Devozione tra Capri, Castellammare di Stabia e Vico Equense

Nell’area costiera che va da Capri a Castellammare di Stabia troviamo numerosi luoghi di culto dedicati all’Arcangelo.

Basti pensare al meraviglioso pavimento maiolicato della chiesa di San Michele ad Anacapri, dove L’arcangelo caccia Adamo ed Eva dal Paradiso;

oppure alla cosiddetta “Grotta di San Biagio” di Castellammare, dove è presente il più antico affresco rappresentate San Michele;

Sempre in area stabiese, vale la pena ricordare la chiesa nella frazione di Pimonte e quella del Salvatore, località Scanzano, che conserva una bellissima statua lignea settecentesca dell’Arcangelo;

E’ di antichissima fondazione, poi, il santuario edificato su Monte Faito, tradizionalmente legata alla vita dei Santi Antonino e Catello, patroni della diocesi Sorrento – Castellammare di Stabia.

Santuario San Michele Monte faito Molare About Sorrento
Veduta panoramica sul Santuario di San Michele sul monte Faito.

A Ticciano di Vico Equense, poi, la parrocchia di San Micnele Arcangelo, custodisce una bella statua dell’Arcangelo.

L’edificio è di antichissima fondazione: sono custodite una lapide funeraria risalente al tardo impero ed un blocco di tufo recante una croce in altorilievo e delle lettere greche.

San Michele a Piano di Sorrento

La manifestazione più evidente del culto a San Michele – in area sorrentina – la rappresenta certamente Piano di Sorrento con la sua Basilica.

Tutto, qui, parla della secolare e profonda devozione del popolo carottese all’Arcangelo: dal maestoso cassettonato ligneo dove sono rappresentate storie e simboli di San Michele;

agli angeli in marmo (opere di Giovan Battista Antonini) di scuola berniniana e gli altri puttini che abbelliscono balaustra e altare.

Tuttavia, il simbolo per eccellenza della devozione popolare è certamente la settecentesca statua lignea dell’Arcangelo.

Di scuola napoletana, la statua è datata 1724 ed è opera dello scultore Giuseppe Maresca; ricoperta in lamina d’oro e argento, è interamente realizzata in legno di gelso.

Basilica di San Michele - facciata

La Storia di Rosina e Del Gelso di Via Gottola

Una tradizione locale, ben raccontata dal Prof. Ciro Ferrigno nel suo volume “I racconti del Lunedì“, parla della “nascita” della statua di San Michele Arcangelo di Piano.

Pare che lo scultore abbia utilizzato il tronco di un maestoso gelso cresciuto in un giardino di via Gottola.

Si racconta che l’anziana Rosina, abitasse di fronte a questo giardino e che, divorata dalla solitudine, trascorresse tante ore a guardare dalla finestra quell’albero, a volte recitando le preghiere.

Un giorno, alle prime luci dell’alba si svegliò di soprassalto in preda a un cattivo sentore. Si affacciò verso il giardino e osservò una scena incredibile.

L’albero di gelso era avvolto dalle fiamme e un giovane bellissimo e dai capelli biondi allontanava il fuoco con la sua spada, quasi a voler scacciare qualcuno.

L’albero però restò intatto e Rosina ne fu molto turbata.

Un mattino degli operai e contadini andarono nel giardino e per tagliare l’albero: era stato scelto per ricavarne il legno per scolpire la statua di San Michele per la Basilica.

Trascorsero i mesi e Rosina era triste giacchè le mancava quel gelso, seppur ancora scossa da quella scena di cui fu testimone.

Un mattino di maggio, ci fu grande festa per tutto il paese: finalmente era pronto il San Michele ligneo e, da Napoli, stava per approdare a Marina di Cassano.

Quale sgomento e commozione non appena Rosina vide la statua: il volto era identico a quello del giovane biondo che vide quella volta!

Tra le curiosità legate a San Michele di Piano, vi è certamente quella relativa proprio alla statua.

Non c’è traccia, nè menzione alcuna, di un altro oggetto di culto (una precedente statua, tela o pala) sull’altare principale.

Che sia andato tutto perso nel disastroso terremoto del secondo Seicento? Non lo sapremo mai.

Certamente, però, di tutte le feste patronali, quella di San Michele conserva una tradizione secolare unica rispetto alle altre.

Tutte le feste patronali, infatti, ogni anno – nel giorno di festa – prevedono la processione del patrono per le strade cittadine.

A Piano, invece, perdura questa usanza: la statua del Santo esce in processione ogni 25 anni.

Difatti, il popolo carottese sente come processione patronale, quella della Madonna delle Grazie di Cassano, che esce la domenica successiva al 2 Luglio, giorno della festività.