Al centro del piccolo e antichissimo borgo di Massaquano, a Vico Equense, tra gli edifici ed un piccolo sottopassaggio buio si nasconde un’autentica perla dell’arte tardo giottesca.

Ci riferiamo all’antica Cappella di Santa Lucia, edificata nel 1385 da don Bartolomeo de Cioffo, grande devoto della santa di Siracusa.

Ed è proprio grazie al profondo senso di devozione di questo sacerdote se oggi possiamo ammirare con occhi estasiati l’interno del piccolo ed accogliente edificio.

Eppure non molti sanno che i meravigliosi affreschi che ancora oggi possiamo contemplare hanno anche  conosciuto un lungo periodo buio.

Infatti, un maldestro atto di ammodernamento della cappella, consistente in una totale tinteggiata degli interni fatta in calce e colla – intorno all’ultimo quarto del XIX sec. – seppellì le decorazioni pittoriche della chiesa.

Certamente, queste, dovevano presentarsi già lacunose all’epoca dei fatti ma questo atto di “leggerezza” ha certamente contribuito ad aggravare le loro condizioni.

Tuttavia, il fortuito ritrovamento di una porzione di affresco (intorno agli anni ’80 dello scorso secolo) convinse l’allora parroco di Massaquano ad indagare approfonditamente.

Ed ecco restituiti alla collettività, dopo un lungo intervento di restauro, gli affreschi di Santa Lucia!

Gli affreschi della parete frontale - Cappella di S. Lucia
Particolare dell'affresco della cappella di S. Lucia

La cappella trecentesca è interamente decorata con splendidi affreschi medievali (XIV sec.) D’impianto gotico, è ad un solo ambiente (a cui è annessa una piccolissima sagrestia) preceduto da un atrio.

La parete frontale interamente affrescata propone il ciclo della morte e Assunzione al cielo della Vergine Maria, così come  raccontato nei Vangeli Apocrifi.

Circondata da un tripudi di angeli e santi, al centro del maestoso affresco domina la figura della Vergine, distesa sul giaciglio di morte, attorniata dai discepoli.

Il Cristo – raffigurato in candide vesti e racchiuso nella tipica “mandorla divina” – regge fra le sue braccia l’anima di Maria (piccola, dalle fattezze di una bambina) pronto a restituirlo al corpo mortale della madre così da condurla alla gloria del Paradiso e incoronarla “Regina” del mondo.

In basso, accanto al catafalco della Vergine, è narrata una vicenda particolare: l’Arcangelo Michele con la spada sguainata taglia le mani all’ebreo Jefonia colpevole di aver tentato, in atto sacrilego, di rovesciare il giaciglio.

Nella parte più bassa dell’affresco, ai due lati dell’altare, si notano le figure di Santa Caterina d’Alessandria e Santa Lucia.

La prima, a sinistra dell’osservatore, è rappresentata recante il Vangelo e la ruota dentata, simbolo del suo martirio. Sulla destra, invece, Santa Lucia è raffigurata in candide vesti bianche, col Vangelo e la lucerna accesa, simbolo di sapienza (che richiama anche al suo stesso nome).

Particolare dell'affresco: Santa Caterina a sinistra e Santa Lucia a destra

La parete laterale destra propone un ciclo di otto affreschi, per la maggior parte lacunosi, che narra la Passione di Cristo.

Partendo in alto da sinistra si riconosce l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, a seguire l’Ultima Cena. Si continua nella “lettura” (da sinistra a destra) con la lavanda dei piedi e, al centro, la scena della preghiera nell’orto degli ulivi. Segue la cattura di Gesù, con Pietro che taglia l’orecchio del servo del Sommo Sacerdote, Malco.

Nell’ultimo registro in basso, stavolta leggendo da destra verso sinistra, sono raffigurati gli ultimi istanti della vita di Gesù: la condanna, la salita al Calvario e la morte in croce.

Particolare di un affresco sulla passione di Cristo nella Cappella di S. Lucia

Sulla parete laterale sinistra, invece, è rappresentato il ciclo della vita di Santa Lucia. Di questa serie di affreschi, sono arrivati a noi solo quattro scene identificabili.

Partendo da sinistra, il primo riquadro è dedicato alla madre di Lucia, affetta da una emorragia inguaribile. Si racconta, infatti, che Eutichia, la madre di Lucia, sia guarita per intercessione di Sant’Agata a seguito del pellegrinaggio di Lucia alla tomba della santa.

Il racconto prosegue con l’apparizione di Sant’Agata a Lucia la quale le predice il suo martirio. Il ciclo pittorico continua con l’arresto di Lucia, la sua condanna a morte (di cui resta la scena intera ma fortemente sbiadita), ed il martirio del quale resta solo una porzione raffigurante un angelo che reca l’anima della Santa nelle mani di Dio.

Le maestranze sono purtroppo ignote e, forse, non si scopriranno mai. Tuttavia, i collegamenti e scambi commerciali con Napoli, a quei tempi, lasciano supporre che il Maestro di Santa Lucia fosse (insieme ai suoi collaboratori) fosse un profondo conoscitore degli stilemi di Roberto D’Oderisio, massimo esponente della pittura trecentesca napoletana.

Se vi trovate a soggiornare in Penisola Sorrentina, vale davvero la pena non lasciarsi sfuggire una visita a questo luogo!

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